Vista. “Prima ti sposo, poi ti rovino”(Intolerable Cruelty)

il film

Da “Fargo” a “Burton Fink”, da “L’uomo che non c’era” al “Grande Lebowsky”, passando per “Fratello dove sei?” e “Mister Hoola Hop”.
Questi sono i film dei fratelli Coen che ho visto, chiaramente non in ordine cronologico nè di gusto. E non uno che mi abbia deluso.
Arriviamo al cinema belli baldanzosi certi di farci le solite grasse risate. E infatti ce le facciamo, e alla grande. Il film è uno spasso. Il bello dei Coen, come ho detto, è che non deludono mai. E questo è a mio parere addirittura uno dei loro migliori film.
George Clooney ( esagerato ) è un avvocato matrimonialista specializzato in
divorzi milionari.
La Zeta Jones un pezzo di gnocca avida in cerca di ricconi da spolpare. La
miriade di battute di cui è intriso il film, rende veramente difficoltoso il ricordarsene. Eccezion fatta per Jò Fischietto. Quando Clooney lo contatta per commissionargli un lavoretto credevo di pisciarmi addosso. Vedere per credere. Non vi spiego di più. Il film dura un oretta e mezzo, senza un attimo di pausa.
So che tutti siete ( siamo ) in fregola per Kill Bill, ma francamente non avevo tanta voglia di vedere teste mozzate a go-go.
Mi dicono sia un capolavoro. Io intanto vi suggerisco di non perdervi questo gioiellino. Di Tarantino ne parlerò magari la next week.
Unica nota dolente di “Prima ti sposo, poi ti rovino” è proprio il titolo.
Ma io mi chiedo come si possa intitolare un film dei Coen in questa maniera? Il titolo originale è infatti “Intolerable Cruelty”, ed è chiaramente molto più pertinente al film. Forse ( forse una sega ), è stato chiamato in questa maniera mielosa ( un film più acido del fiele ), per catturare le femmine in tiro che invariabilmente farciranno di sospiri la platea ad ogni parola del Giorgino. Che è onestamente fichissimo, ma per fortuna anche
bravo e simpatico da morire. A proposito: Notate le facce delle donne quando si riaccendono le luci in sala.
Vi guardano con l’aria di pensare “E questi purtroppo sono gli uomini veri…” Vi verrà voglia di mettervi un cappuccio in capo.
Woody Allen docet : ” In vita mia ho un solo rimpianto. Avrei voluto essere
qualcun’altro.”

ofp 

stain

una draga in secca in un angolo del porto abitato da gatti, pescatori e coppiette accanto a dove abbiamo scattato stamani

Disco_”Never, Never, Land” Unkle

eccoli qua

Dunque dunque… Vi dico subito che qui siamo di fronte a un disco bellissimo, e che purtroppo è probabile venga saccheggiato dalla pubblicità. Quindi voi fatevi servire in anticipo.
Ma… Come definire ‘sta roba? James Lavelle e Robert File ( gli “Zio” per l’appunto ) sono due produttori, e soprattutto prima che musicisti, due grandi manipolatori di suoni. Ma definirlo un disco di musica elettronica è assurdo. Basta dire che fra gli innumerevoli collaboratori c’è Josh Homme dei Queens of the Stone Age.
L’ultimo dello “Zio” ( invidio gli inglesi solo perchè a loro il nome Unkle suona proprio così ) è un disco di atmosfere rarefatte, di sporadici ma intensi episodi dance, di ballate solari e soprattutto tanta, tanta ipnosi. Vengono subito in mente i Massive Attack ( 3D canta in “Invasion”).
Il family feeling è ricollegabile a una canzone come “The Test” dei Chemical Bros, più a una cosa che dico alla fine.
E’ veramente difficile stabilire una canzone più bella delle altre: dalla notturna “What are You to Me?” che parte alla Under the Milky Way dei Church e progredisce alla Cornelius, a ” Eye for an Eye” con quei chitarroni acustici ( una costante di tutto il disco ) e quell’ orchestra ( courtesy of Gavin Wright ),
da ” I need something stronger ” dove Brian Eno ( avete capito bien ) si fa
carico di 5 min. quasi ambient che dici “ora parte, ora parte” e invece tutto resta teso ma calmo, alla aggressiva “Panic Attack” o alla sontuosa ” Reign”.
Mentre scrivo lo sto ascoltando in cuffia, e mi rendo conto che non c’è un solo pezzo deludente. Indi per cui frugatevi e andate a comprarlo.
Non fosse altro che è sicuramente il disco più a la page del momento.
I suoni sono modernissimi. Chitarre suonate sulla spiaggia, bassoni, sinth amosferici ed elettrodrumming che esaltano chi ha un impianto stereo pro, le dù casse da un paro de milioni.
Se volete far colpo sulla fichetta fresca, con questo disco il risultato è già in cassaforte. Se poi casualmente siete belli o avete con voi anche una boccia di cloroformio ci sta anche di trombare.
Certo, cazzaccio, che pezzo, “Safe in Mind”!!! ( “Qualcuno ha trovato il modo di irrompere nella mia mente” canta Josh Homme ), cupo e psico a bestia!
Sentite quando dopo circa 3 min. ripartono le chitarre e i sinths … Pejote di primissima categoria! UaaaahHHHHHHHHHH!!!!!!!
Ah! Giusto! La cosa che dovevo dire alla fine: Ascoltate ” Glow ” e soprattutto ” Inside ” e ditemi se questo disco non è la versione 2003 dei Pink Floyd…!!!
Unico rammarico: Un disco così doveva uscire a Maggio, e allora sai la goduria di sentire certi pezzi di notte?
In autunno i passaggi in minore di cui è pervaso Never, Never, Land rischiano di far strage di playboy malinconici più dell’influenza. Mhhh… Le infinite ultime occasioni che ognuno di noi ha perso…

Oleg Foppa Pedretti

coltivare l’indignazione [ogm free]

inisco di mangiare, imbraccio Zoe e, in piedi di fronte al caminetto mediatico, mi accingo a guardare “report”. E qui commetto già un errore: di solito la visione del programma medio serale mi fa cadere, con la sua assenza di contenuti che attivino una qualsiasi minima attività intellettuale, inuna letargia immediata che si riverbera, ottimisticamente, sulla pargola. Con “report” non funziona: prima Marco Paolini, con la faccenda dei proiettili all’uranio impoverito e dei soldati “ossidati” dentro dal metallo, poi la puntata su Ilaria Alpi, non solo non mi hanno trasportato fra le braccia del sogno, ma hanno dato vita ad un incubo ad occhi aperti. Non è giusto guardare la televisione e trovarsi a pensare. Finora credevo che l’unica attività volontaria indotta dal tubo catodico potesse essere onanistica (letterine, letteronze, schedine, veline, soubrettinecome surrogato di giornalini porno) e non mi aspettavo certo che due mesi scarsi di trasmissioni potessero fornirmi l’unico motivo decente per pagare il canone.

Alla fine comunque io ero esausto e Zoe piangeva.

“report” ricomincia il 29 febbraio, ma io come lo colmo questo vuoto, picchiandomi con il cretino che butta la cartaccia dal finestrino della Golf o convincendo mia nonna che il nano di Arcore non le ha aumentato la pensione, anzi?

promemoria_procoscienza_processi

un’anticipazione del tema della puntata di “report” di domani sera

A quasi dieci anni dalla morte della giornalista Ilaria Alpi e dell’operatore Miran Hrovatin avvenute in Somalia durante la missione ONU “Restore Hope”, ricostruiamo la tormentata vicenda giudiziaria che, ad oggi, non ha ancora accertato chi furono i mandanti del duplice omicidio.
Una ricostruzione che parte dal ritardo con il quale sono state attivate le indagini, la sconcertante dissipazione di indizi (e la mancata persecuzione dei responsabili di tale dissipazione), la quasi inesistente ricerca di collaborazione degli apparati dello Stato (SISMI, SISDE, Governo), tre perizie contrastanti e una riesumazione tardiva del cadavere di Ilaria.
Niente è stato fatto (per volontà o sciatteria) da chi avrebbe dovuto attivarsi subito per trovare il movente, inoltre l?inchiesta svela veri e propri occultamenti operati dai servizi segreti (sia militari che il SISDE) relativi a piste di indagine che gli inquirenti avrebbero potuto seguire per l’accertamento della verità.
E’ risaputo, inoltre, che in Somalia tutti conoscono i nomi dei killer e (come ha dichiarato l’ex Ambasciatore in Somalia Mario Scialoja) li conosce il signore della guerra Ali Madhi (l’omicidio avvenne nella parte di Mogadisico che lui controlla), eppure il governo italiano non ha mai fatto pressioni su Ali Madhi, pur avendo un tradizionale legame diplomatico con il tormentato paese africano.
Secondo l’avvocato di Giorgio e Luciana Alpi, gli inquirenti dovrebbero accertare che l?omicidio di Ilaria Alpi non sia stato proprio un omicidio “di Stato”. Infatti Ilaria Alpi stava da mesi indagando su un presunto traffico di armi e rifiuti tossici (soprattutto scorie nucleari) tra Italia e Somalia. Un traffico di interesse strategico per una nazione che ha bisogno di terreno per insabbiare rifiuti e l?altra (perennemente in guerra civile) che vuole essere pagata soprattutto con armi.
Ilaria Alpi aveva lasciato molte tracce in questa direzione, ma non sono mai state seguite. Se non da uno dei tre magistrati che ha preso in mano l’inchiesta: Giuseppe Pititto, il quale, nel ’97, con una motivazione pretestuosa, è stato esonerato dall’incarico. 

chi l’avrebbe detto

Steve Jobs ai tempi non era molto meglio, ma questi sono proprio dei brutti nerds

Steve Jobs ai tempi non era molto meglio, ma questi sono proprio dei brutti nerds

Next Page →