promemoria_procoscienza_processi

Posted on ottobre 20, 2003 
Filed Under comunic_azione

un’anticipazione del tema della puntata di “report” di domani sera

A quasi dieci anni dalla morte della giornalista Ilaria Alpi e dell’operatore Miran Hrovatin avvenute in Somalia durante la missione ONU “Restore Hope”, ricostruiamo la tormentata vicenda giudiziaria che, ad oggi, non ha ancora accertato chi furono i mandanti del duplice omicidio.
Una ricostruzione che parte dal ritardo con il quale sono state attivate le indagini, la sconcertante dissipazione di indizi (e la mancata persecuzione dei responsabili di tale dissipazione), la quasi inesistente ricerca di collaborazione degli apparati dello Stato (SISMI, SISDE, Governo), tre perizie contrastanti e una riesumazione tardiva del cadavere di Ilaria.
Niente è stato fatto (per volontà o sciatteria) da chi avrebbe dovuto attivarsi subito per trovare il movente, inoltre l?inchiesta svela veri e propri occultamenti operati dai servizi segreti (sia militari che il SISDE) relativi a piste di indagine che gli inquirenti avrebbero potuto seguire per l’accertamento della verità.
E’ risaputo, inoltre, che in Somalia tutti conoscono i nomi dei killer e (come ha dichiarato l’ex Ambasciatore in Somalia Mario Scialoja) li conosce il signore della guerra Ali Madhi (l’omicidio avvenne nella parte di Mogadisico che lui controlla), eppure il governo italiano non ha mai fatto pressioni su Ali Madhi, pur avendo un tradizionale legame diplomatico con il tormentato paese africano.
Secondo l’avvocato di Giorgio e Luciana Alpi, gli inquirenti dovrebbero accertare che l?omicidio di Ilaria Alpi non sia stato proprio un omicidio “di Stato”. Infatti Ilaria Alpi stava da mesi indagando su un presunto traffico di armi e rifiuti tossici (soprattutto scorie nucleari) tra Italia e Somalia. Un traffico di interesse strategico per una nazione che ha bisogno di terreno per insabbiare rifiuti e l?altra (perennemente in guerra civile) che vuole essere pagata soprattutto con armi.
Ilaria Alpi aveva lasciato molte tracce in questa direzione, ma non sono mai state seguite. Se non da uno dei tre magistrati che ha preso in mano l’inchiesta: Giuseppe Pititto, il quale, nel ’97, con una motivazione pretestuosa, è stato esonerato dall’incarico. 

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