recinzioni_o così o nulla
Posted on febbraio 13, 2004
Filed Under sens_in_azione, vitavissuta
Mi invitano ad un pranzo di lavoro (ma perchè qualcuno la chiama “colazione”?, se sento odore di caffellatte dopo le 9,30 vomito). Io non mangio pesce e non so perchè già il marchio del ristorante mi fa sentire a disagio: due pesci sovapposti, uno intero, dell’altro solo la lisca.
Entriamo e capisco tutto: odore di pesce e avventori con facce da pesci lessi. Ci sediamo e dopo una buona mezzoretta ecco che abbocca il cameriere, un ominide pelato con un espressione da seppia stampata in faccia. Enuncia i piatti con una velocità ed un volume da rapper bianco cicaghese: siamo in alto mare. Arriva il momento della verità , gli dico che non mangio pesce: la seppia si trasforma in pesce palla gonfio con occhi da boccalone e tradendo lo sconcerto mi mormora “prosciutto”. E sia prosciutto, purchè il maiale abbocchi alla svelta. Macchè, un’altra mezzora per averne tre fette che faccio fuori con terragna famelicità , ma anche con francescana sopportazione. Al tavolo i miei commensali divorano con piacere una sequenza senza fine di antipasti.
Altra mezzora di attesa e lanciamo di nuovo un’esca per attirare quello sparnocchio del cameriere che va ad enunciare i primi: stessa pantomima degli antipasti e scelta forzata di “uno spaghettino al pomodoro fresco”. Al tavolo dietro di noi viene individuato un osso di bistecca spolpato: se lo devono essere portato da casa.
Altra mezzora, sono quasi le tre, e arriva lo spaghettino. Si sa le ricette più semplici sono le più difficili, ma come cazzo fai con del pomodoro, dell’olio e dell’aglio a tirare fuori un retrogusto di paranza? Non indago, deglutisco pensando che un po’ di fosforo non può che farmi benone e mi viene in mente che gli elettrodi alle palle o una cella a Guantanamo non sono poi così male.
Ordiniamo i caffè, che mi aspettavo fatti con acqua salata e mentre ce ne andiamo mi sento come la ragazza che si fa una nuotata all’inizio de “Lo squalo”, così esco per primo e trovo anche il tempo di prendere il secchio della vernice e il pennello per fare un altro crocione su un altro ristorante viareggino.
Per eleganza non cito il nome del ristorante che è “Giorgio”.
Comments
Leave a Reply