Titoli di corsa
Sono uno di quelli che alla fine di un film sta lì seduto a leggersi come si intitolava quella canzone della scena del ko, oppure che guarda i cognomi degli emigranti italiani in una megaproduzione hollywoodiana. Spesso non ha senso, ma mi aspetto qualcosa anche dall’interminabile scorrere di questi nomi. Se non avete Sky, in televisione questo piacere è negato da tempo immemore e mi sento di dire che la colpa di questo taglio è, al solito, di Napoleone, anche se la RAI ha fatto sua questa usanza e infatti il protagonista principale dei film del lunedi sera senbra essere Melluso calzature. Oltre il danno, però, la beffa. In molte trasmissioni, alla fine, i titoli ci sono ancora, ma li mandano alla velocità della luce: provate a guardare “Le Iene”, “Love Bugs”, “Camera Café”, col cazzo che riesci a sapere chi li scrive, li interpreta o il fornitore delle piantane. E così prova a leggere: “È UN MEDICINALE, USARE CON CAUTELA. LEGGERE ATTENTAMENTE LE MODALITÀ D’USO DEL PRODOTTO. SE I SINTOMI PERSISTONO CONSULTARE IL MEDICO”. Io ci metto, veloce, tre secondi: alla radio o in tv dura un secondo. Cazzo, ma state parlando della mia salute, fatevi capire! Insomma, a me piacciono le cose veloci, tipo i System of a Down, Flash degli Incredibili o videominuto, ma questo non vuol dire che non ci devo capire niente, anzi, quando la velocità ti prende e ti porta con sè -cacchio- se ne vedono molte di più di cose, no?
ieri era l’ultimo giorno di Carnevale, se dio vuole.
A Carnevale mi parcheggiano le auto interamente sul marciapiede di casa e io reprimo ogni voltala voglia di inciderne le fiancate con il raggio della morte che scaturisce dai miei occhi.
Allora, intanto, mi è venuto in mente di realizzare un autoadesivo da appiccicare su queste macchine come diplomatica forma di sfida che recita così:
“Parcheggiando sul marciapiede hai impedito a tua madre di lavorare.”
revolution 30 marzo Teatro Jenco
Alessandra mi dice che il 30 marzo alle ore 21.15 al Teatro Jenco va in scena “REVOLUTION”, un recital sugli anni 60 che tra una canzone e l’altra (tutte rigorosamente dal vivo!) mette in scena la falsità e l’ipocrisia del genere umano…
[Lei ha fatto da aiuto regia]
ti sia lieve la terra
sul ricordare
“la memoria umana è uno strumento meraviglioso ma fallace.
Le memorie che si trovano dentro di noi non sono scolpite nella pietra; tendono non soltanto ad essere cancellate mentre gli anni passano,
ma spesso cambiano, o addirittura aumentano incorporando caratteristiche estranee.”
Primo Levi
altrolato
Giacomo è un architetto bravo, visionario, che progetta con una lingua sua, fatta di suggestioni, leggerezza e bestemmie coi clienti: riesce a parlarla e a scriverla sempre meglio, progetto dopo progetto, fregandosene della scala dell’intervento. L’Altrolato è nella zona della darsena fra la pineta e i cantieri, in una posizione in bilico fra la resina dei pini e quella degli scafi degli yacht, è fatto di legno e vetro ed è un piccolo bar-ristorante. Dal fuori la trasparenza fa leggere tutta l’architettura, con quel tetto che appoggiato su una goccia di vetro. Dall’interno del locale si vede la pineta e le travi si allungano fino a diventare gli alberi di fronte. La lezione sulla leggerezza di Calvino, ancora una volta, ha generato una forma ideale.