un altro non luogo

In posti come Viareggio l’estate la riconosci anche dal passaggio di carovane colorate che seminano gadget e rumore. Un mondo smontabile di pubblicità che riempiono le teste urlandoti di telefonini, radio private, tv via satellite, automobili, gelati e bibite, che da lontano si presenta come un castello da torneo medievale, pieno di stendardi e bandiere.

Nel fine settimana scorso un’astronave del genere si è posata alle spalle del porto, nella darsena, occupando tre stabilimenti balneari (e in darsena i bagni sono davvero grandi). Era una tappa dal campionato italiano di beachvolley, l’appendice estiva e trendy della pallavolo indoor, giocata in due contro due su un campo leggermente più piccolo di quello della madre naturale, ma che la sabbia e il sole fanno diventare immediatamente immenso. C’era un’arena costruita dal niente intorno al campo centrale: tre lati di tribune, bandiere e sculture gonfiabili e un lato di stand, palchi e culi a circondare lo sforzo delle coppie in gara. Fuori, come villaggi attorno al castello, altri campi dentro gabbie foderate di pubblicità e stand che pubblicizzavano di tutto: dall’automobile al giornale per bambini, dal telefonino all’antidolorifico (cacchio, non pensavo si potesse pubblicizzare il Voltaren, è come fare la pubblicità al pane).
Questo centro di accoglienza temporaneo viene costruito in tre giorni da un centinaio di nomadi e per tutto il fine settimana pullula di bagnanti avidi dei gadget che vengono loro lanciati senza sosta dai vari palchi.
Roba utilissima.
Dalla manona in plastica della Gazzetta dello Sport ad una specie di martelletto gonfiabile di una radio, da bandierine dell’EstaThé (non l’avevo mai assaggiato: fa cacare) a magliette del Gratta e Vinci (ambitissime dai lavavetri), per tre giorni c’è questo accaparramento continuo di inutilità attorno a cui si gioca poi tutto l’evento, che è molto più commerciale che sportivo.

In poche ore nasce un altro non-luogo che muore in tre giorni e si riprodurrà dopo una settimana a centinaia di chilometri di distanza, con le stesse leggi e gli stessi effetti di spargimento di un messaggio commerciale: è giusto che nei circhi non si usino più gli animali, adesso ci sono le marche.

poveri cristi

da ofp_circolo ellenico

Potenza delle ferie che restituiscono i cinque sensi alle nostre esistenze. Gioite tutti del ritorno di oleg!

Sono qua seduto al bagno ( stabilimento balneare, non cesso ), accanto a me, un tavolino di ragazzotti sedicenni sta discettando.
Io sono preso dal libro di Dave Eggers, ma il firewall del mio padiglione auricolare deve avere qualche difetto perché odo questa conversazione:

– Ieri ho sentito la Schweppes Lemon… buona!…
Silenzio/assenso degli astanti.
– La Schweppes normale invece, non l’ho mai sentita. Com’è?
Silenzio disorienato dei commensali
– Di che sa?- La pischella brama di sapere
– Hai presente il Gin Fizz?- Irrompe uno dei ragazzi- Lo hai mai bevuto, il Gin Fizz?
– Beh… Si… – Risponde esitante la topina
– Ecco!… Il Gin Fizz è Gin assieme alla Schweppes normale…!
– Mhh..Mh! – Gli altri annuiscono solennemente, ringraziandolo per averli cavati fuori da un vicolo cieco. La tipa continua a mangiare il gelato.
– Io mi alzo deferente. E porto le mie ciabatte a prendere un caffè.
Dopo qualche minuto, mentro sono qui che scrivo, mi passano accanto due delle ragazze che formavano l’accolita. Ridono di quella risposta.
E anche se loro due non lo sanno, hanno appena salvato il pianeta terra.

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