welcome Dario
ieri verso mezzogiorno ha visto la luce Dario, un bimbo di quattro chili che, stupefacente per i neonati, appariva sereno e disteso dopo quella che deve essere una l’esperienza più forte della vita, anche se l’unica che non riusciremo mai consciamente a ricordare.
La felicità di un evento così si amplifica col ripensare a quanto Dario sia stato voluto da Annarita e Michele e la loro volontà , che ha vinto l’ottusità della nostra legislazione in materia di procreazione assistita, lo rende ancora più speciale.
Da notare l’attaccamento ai colori del King di Michele che in sala parto ha indossato la maglia di capitano.
stefano mi ha fatto segnalato ‘sta roba. Prendete un quartiere di edilizia popolare della provincia inglese portateci un camion con una tonnellata di vernici da mescolare per ottenere un arcobaleno di tonalità che poi, aiutati da 250 persone, farete esplodere per 10 giorni imbrattando tutto quanto, ma riprendendo tutto e rimontandolo in uno spot bellissimo proprio perchè vero, senza postproduzioni (anche se in un paio di punti la cosa mi puzza un po’).
Ah, la regia è di Jonathan Glazer (quello di uno spot pluripremiato per Guinnes e del videoclip di “Karma Police” per i Radiohead) e per pulire quel popò di merdaio ci sono voluti 5 giorni e 60 persone.
Tutto molto bello (il clown non mi dice granché…).
Guarda la versione da 70 secondi
[Speriamo che la Playstation 3 rimetta in sesto la Sony dopo 6 anni di perdite del settore electronics, se non altro per la qualità del loro advertising…]
Peeping Tom_”Mojo”
un cameo di Danny De Vito per il video dell’ultimo lavoro di Mike Patton
se non visualizzi la finestra video clicca qua
30 anni di “Bar Sport”
“Al bar Sport non si mangia quasi mai.
C’è una bacheca con delle paste, ma è puramente coreografica.
Sono paste ornamentali, spesso veri e propri pezzi d’artigianato. Sono lì da anni, tanto che i clienti abituali, ormai, le conoscono una per una. Entrando dicono: “La meringa è un po’ sciupata, oggi. Sarà il caldo”. Oppure: “E’ ora di dar la polvere al krapfen”. Solo, qualche volta, il cliente occasionale osa avvicinarsi al sacro. Una volta, ad esempio, entrò un rappresentante di Milano. Aprì la bacheca e si mise in bocca una pastona bianca e nera, con sopra una spruzzata di quella bellissima granella in duralluminio che sola contraddistingue la pasta veramente cattiva. Subito nel bar si sparse la voce: “Hanno mangiato la Luisona!”.
Il 9 dicembre ‘Bar Sport’ di Stefano Benni compie trent’anni ed è un evento da festeggiare per come questo libro ha fotografato e codificato la fauna del bar.
Un gruppo di lettori ha lanciato il Luisona day (la Luisona è appunto la gigantesca brioche paleolitica condannata a un’esposizione perenne nella vetrinetta delle paste in una infinita attesa del suo consumatore). Organizzate la lettura di un libro in un bar, o altrove e comunicatela al sito di Benni. Il Luisona day, come ricorda Bepper Grillo, è il solo festival che non costa una lira ai contribuenti!
Per i particolari, www.stefanobenni.it
report_un’altra forma di terrorismo
domenica 29 ottobre alle 21.30 su RAI TRE andrà in onda la puntata di Report dal titolo “A TUTTO GAS”.
L’inverno é alle porte e siamo pronti a scommettere che anche quest’anno si parlerà di emergenza Gas.
Lo scorso inverno ci furono dibattiti e grandi titoli sui giornali perché la Russia aveva chiuso momentaneamente i suoi rubinetti e sembrava che se fossimo morti dal freddo sarebbe stata colpa del fatto che in Italia non c’erano riserve sufficienti. E allora tutti a parlare improvvisamente di emergenza e della necessità di costruire dei rigassificatori che in molti non vogliono sul proprio territorio. In realtà quella momentanea chiusura dei rubinetti russi ha inciso per poco più del 2 per cento sul nostro fabbisogno di gas.
Perché allora si parla di emergenza, quando alcune società italiane quali Enel ed Edison, nei momenti di bisogno hanno venduto all’estero l’energia prodotta dal nostro gas. Eppure si continua a far credere che l’emergenza é grossa ‘ e che non possiamo fidarci dei distributori che ci inviano gas via tubo, africani o russi che siano e che bisogna diversificare le fonti di approvvigionamento.
Tutto questo potrebbe essere anche giusto, ma che fine ha fatto l’energia rinnovabile in Italia e perché un premio Nobel come Carlo Rubbia é stato costretto ad andare in Spagna per realizzare la prima centrale elettrica al mondo a funzionare con energia solare??