un altro non luogo
Posted on agosto 2, 2006
Filed Under coseviste
In posti come Viareggio l’estate la riconosci anche dal passaggio di carovane colorate che seminano gadget e rumore. Un mondo smontabile di pubblicità che riempiono le teste urlandoti di telefonini, radio private, tv via satellite, automobili, gelati e bibite, che da lontano si presenta come un castello da torneo medievale, pieno di stendardi e bandiere.
Nel fine settimana scorso un’astronave del genere si è posata alle spalle del porto, nella darsena, occupando tre stabilimenti balneari (e in darsena i bagni sono davvero grandi). Era una tappa dal campionato italiano di beachvolley, l’appendice estiva e trendy della pallavolo indoor, giocata in due contro due su un campo leggermente più piccolo di quello della madre naturale, ma che la sabbia e il sole fanno diventare immediatamente immenso. C’era un’arena costruita dal niente intorno al campo centrale: tre lati di tribune, bandiere e sculture gonfiabili e un lato di stand, palchi e culi a circondare lo sforzo delle coppie in gara. Fuori, come villaggi attorno al castello, altri campi dentro gabbie foderate di pubblicità e stand che pubblicizzavano di tutto: dall’automobile al giornale per bambini, dal telefonino all’antidolorifico (cacchio, non pensavo si potesse pubblicizzare il Voltaren, è come fare la pubblicità al pane).
Questo centro di accoglienza temporaneo viene costruito in tre giorni da un centinaio di nomadi e per tutto il fine settimana pullula di bagnanti avidi dei gadget che vengono loro lanciati senza sosta dai vari palchi.
Roba utilissima.
Dalla manona in plastica della Gazzetta dello Sport ad una specie di martelletto gonfiabile di una radio, da bandierine dell’EstaThé (non l’avevo mai assaggiato: fa cacare) a magliette del Gratta e Vinci (ambitissime dai lavavetri), per tre giorni c’è questo accaparramento continuo di inutilità attorno a cui si gioca poi tutto l’evento, che è molto più commerciale che sportivo.
In poche ore nasce un altro non-luogo che muore in tre giorni e si riprodurrà dopo una settimana a centinaia di chilometri di distanza, con le stesse leggi e gli stessi effetti di spargimento di un messaggio commerciale: è giusto che nei circhi non si usino più gli animali, adesso ci sono le marche.
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