zoismi_

daddy, mi metti il video di “Bianca e Vermi”?

“mmmh, daddy, sei profumoso”

zoismi_il cibo preferito

l’altroieri sera raccontavo alle mie figlie del progetto di Samuele (vd. post) sui ritratti in formato fototessera di uomini e cibo.
Ho chiesto ad aria quale fosse il suo cibo preferito per acquistarlo ed andare a farci la foto e lei mi ha risposto “i wurstel!!!”.
Al che poi l’ho chiesto a zoe che ci ha pensato un attimo e ha detto: “la cena“.

è facile facile come ironia, ma, cazzo, come fai dopo che per i fatti di Genova è stato dimissionato De Gennaro, a mettere a capo della Polizia uno
che si chiama Manganelli?
Queneau si sbellica.

la cecina (con l’accento sulla i)

alla mia domanda sul perché non facesse la cecina, Moreno della pizzeria Vecchia Viareggio (una delle migliori in zona) mi rispose che ci voleva un forno caldissimo e, sopratutto, non ne valeva la pena, “che tanto c’è Rizzieri”.
Queste parole mi sono tornate in mente ieri mentre, fronteggiando spavaldamente un feroce attacco di voglia di cecina, guardavo le fiamme del forno di Rizzieri avvolgere l’enorme teglione incrostato di rame stagnato in cui cuoce (anzi sublima) il piatto più semplice del mondo. E anche uno dei più difficili da realizzare, con l’equilibrio delicatissimo di acqua e farina di ceci, sale e olio che la fa assomigliare più ad una ricetta da alchimista che a cibo da banco o da strada. È già spettacolare vedere come viene infornato, liquidissimo e di un giallo pallidino che nella cottura diventa vivissimo e con una consistenza che va dal morbido che si scioglie in bocca al friabile passando attraverso tutti gli stadi intermedi del piacere del gusto e poi quel cartello, “per la cecina chiedere all’addetto”…


Come al solito, quando è uscita dal forno, enorme, sbavando ne ho ordinato quattro pezzi, li ho innaffiati di pepe nero e ho fatto a metà con Aria che mi sorrideva tentando di dare un’occhiata dal basso al bancone.

Non è a Viareggio, ma per farvi un’idea date un’occhiata al sito del Seghieri, un tortaio di Livorno.

da wikipedia:
Una leggenda racconta che sia nato per casualità nel 1284, quando Genova sconfisse Pisa nella battaglia della Meloria. Le galere genovesi, cariche di vogatori progionieri si trovarono coinvolte in una tempesta. Nel trambusto alcuni barilotti d’olio e sacchi di ceci si rovesciarono, inzuppandosi di acqua salata. Poiché le provviste erano quelle che erano e non c’era molto da scegliere, si recuperò il possibile e ai marinai vennero date scodelle di una purè informe di ceci e olio. Nel tentativo di rendere meno peggio la cosa, alcune scodelle vennero lasciate al sole, che asciugò il composto in una specie di frittella. Rientrati a terra i genovesi pensarono di migliorare la scoperta improvvisata, cuocendo la purea in forno. Il risultato piacque e per scherno agli sconfitti, venne chiamato
l’oro di Pisa.

un flusso continuo di idee e inchiostro

asili, non asini

negli ultimi anni sono tornato spesso all’asilo, ne ho frequentati un paio, uno nuovo, molto accogliente e stimolante per i piccoli ospiti, l’altro vecchio, progettato male e buio, come le mie prime scuole elementari. La disattenzione, e non solo la mancanza di risorse, verso i piccoli è uno dei segni più forti di inciviltà.


Ho trovato così geniale questa installazione di uno studio di architettura olandese nel cortile di una scuola elementare: un tubo color giallo fluo che si avvolge, si ripiega su se stesso, si dipana attraverso tutto il cortile fino ad attraversare un muro ed entrare dentro la scuola, creando infinite opportunità e suggestioni per il gioco dei bambini.

I progettisti dichiarano che la fonte di ispirazione per questo progetto è stato il film “Mon oncle” di Jacques Tati.

le cacche dei piccioni

per la prima ed ultima volta nella mia vita amo i piccioni e mi auguro con tutto il cuore che nei prossimi due giorni concentrino le loro deiezioni su una testa grigia fuori e dentro che si aggirerà con fare smargiasso per vie della città eterna. Insomma, datevi da fare e cagate in testa al vecchio George, voi che potete.

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