incipit

leggi qua tutta la prima pagina de “l’accademia dei sogni” di William Gibson

zoismi_tickling

sul divano, io: “ora ti faccio il solletico alle ginocchia”
zoe: “e io ti faccio il solletico al cuore…”

blu è il colore dei soldi

con l’autunno le strade di Viareggio stanno cambiando colore,
le strisce bianche virano verso tonalità a pagamento.

beacoup de moi

gianni mi ha mandato una foto panoramica scattata (e assemblata) tre anni fa, alla Défense, a Parigi, un posto tutto cemento, acciaio, vetro e impiegati e dove anche il soffitto (leggi cielo) quel giorno lì si intonava al resto.

zoismi_proporzioni

zoe sta disegnando.
“daddy, questa è mummy e questa sono io”
“bello. Ci disegni anche me?”
“sì”
“ma grande, eh?”
“nooo, grande è la casa”

unkle_burn my shadow

ecco il video di “Burn my shadow” di cui parla ofp nel post sotto. Molto molto disturbing.

recinzioni > da ofp_Unkle: War Stories

Dotato di tutto l’artwork super figo cui ci hanno abituati, a fine Luglio è uscito War Stories, il nuovo ( a questo punto semi nuovo ) disco di James Lavelle e Richard File; gli Unkle.

Vi dico subito che è un album fantastico. A mio avviso è il disco più bello di questa parte di 2007. Rispetto a Never, Never Land ( che avevo recensito sul blog michelesco qualche anno orsono ), War Stories è nettamente più cattivo e rockeggiante. La loro idea di voler coniugare atmosfere romantiche ed elettroniche, in questo disco è molto più cupa. Le sonorità sono tipiche di certe atmosfere post punk e dark. Significativo che il grande singolo “Burn my Shadow” sia cantato da Ian Astbury. Il leader dei Cult sfodera una prova profonda e trasognata. Il brano è un martello di batteria e basso in levare, che lega su una riff di chitarra sinistra e perfetta. Il video è come al solito da repetita masturbatio. Vedetevelo e ditemi se riuscite a trattenervi da mimare con il piede l’incedere percussivo.

L’album si apre con un intro brevissima quasi acid jazz, interrotta sul nascere da un pezzo strumtale ( Chemistry ) che per suoni e stile inquadra in pieno l’intero War Stories. La prima canzone vera e propria è la bella Hold My Hand, alla Depeche Mode. Segue quella che a mio parere è l’acme del disco. Si tratta di Restless, cantata da Josh Homme. Il leader dei Queens of the Stone Age è ormai un ospite fisso degli Unkle, e qui firma un pezzo che, citando Montale, leva di culo!!!
Basta un assaggio dell’inizio del pezzo, che trovate in questo promo per War Stories . ( il brano in questione è quello all’inizio del video ). Loop dance di chitarra. Ritmo secco e squadrato. Entra la voce di Josh, scazzata come si conviene. Il resto è rappresentato da voi che date di matto mentre zompate sul divano. Se la canzone vi lascia indifferenti, vincete un soggiorno omaggio alla casa di cura “Villa Gisella”, dove potrete contemplare la decomposiozione del vostro organismo.
Non mi dilungo oltre per commentare un disco che rimane per tutta la durata su livelli notevolissimi e che si fa ascoltare sia in macchina col gomitino di fuori (tenete sempre Restless a portata di casse, quando vedete una fichetta al semaforo), sia aggirandovi in casa con atteggiamento pensoso, sorseggiando il vostro Chateau Briand, nell’incredulità dei vostri familiari.
Ovviamente super prodotto ma volutamente rugginoso, con ospitate illustri ( Josh, Ian e Massive Attack ), è il disco che ho ascoltato tutto Agosto. E dopo tutti queti ascolti non ho dubbi: compratelo, scaricatelo, fate quel che vi pare, ma fatevi un regalo, mettete War Stories a disposizione dei vostri padiglioni auricolari.
Se ancora avete dei dubbi sugli Unkle vi piazzo il colpo gobbo:
Costoro sono i geni che realizzarono “Rabbit In You Headlights”, cantata da Thom Yorke dei Radiohead. Vedetevi il video e poi prendete mezz’ora di permesso per andare al negozio di dischi.

ofp

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