report_domenica 11 maggio

domani sera (Domenica 11 Maggio) su RAI TRE c’è Report e vale la pena dargli un’occhiata: la puntata è composta da tre inchieste internazionali e si intitola ‘ALTERNATIVE’, ambiente, qualità della vita e salute.

‘WI-FI: SEGNALE D?ALLARME’
di Paul Kenyon
Le comunicazioni senza fili ci danno la libertà di utilizzare un computer come  usiamo un telefono cellulare. I governi  e le compagnie telefoniche hanno  deciso di puntare sul Wireless, e stanno installando ripetitori e centraline  ovunque, anche nelle scuole. WI-FI, un’inchiesta di BBC Panorama, investiga sulle accuse di alcuni scienziati secondo i qualilo smog elettromagnetico potrebbe provocare, a lungo termine, danni alla salute.

‘AROMI NATURALI: UN INTRUSO NEL PIATTO’
di Veronique Preault e  Emanuelle Charles
AROMI NATURALI è un’inchiesta di Capapresse su un prodotto poco conosciuto ma  che  è  dappertutto: nei dolci, nei piatti pronti, persino negli affettati come nelle  salsicce affumicate però senza fumo. Un terzo dei prodotti venduti in Europa contiene aromi naturali che però cominciano a creare allergie tra i più piccoli. Soprattutto influiscono sul nostro gusto creando dipendenza. In un test condotto in una scuola i bambini individuano nello sciroppo sintetico il vero gusto di fragola. Mentre nei laboratori stanno già inventando formaggi aromatizzati al mango o alla margherita.

‘UNA VITA SENZA CHIMICA’
di Luc Bazizin

Per ‘migliorare la qualità della vita’, negli ultimi 60 anni l’industria chimica ha prodotto più di 100.000 nuove molecole. Molte sono tossiche e le troviamo nei cibi, negli abiti e nell’aria che respiriamo.  UNA VITA SENZA CHIMICA è un’inchiesta di Envoyé Special che  mostra che forse è possibile farne a meno. Dagli abiti confezionati in cotone biologico alle case costruite in legno, con la paglia e perfino con carta di giornale! Ma anche dal vino senza alcun additivo prodotto in Francia, alle scarpe da skater cinesi prodotte con soli elementi riciclati.

‘BIO CASA NOSTRA’
di Luca Chianca
Report ha effettuato anche un breve viaggio nella bioedilizia made in Italy.

il sempliciotto

ROBERTO CALDEROLI, ministro per la Semplificazione, da sempre fautore del tutto bianco o tutto nero (con gran propensione per il bianco), vanta un’esperienza di tutto rispetto in questo (complicato) campo.
Nel 1992 è stato eletto per la prima volta deputato, e da allora è stato sempre rieletto, a conferma della Semplicità degli italiani.
Nel 2000 scatena una polemica con le sue dichiarazioni sulla semplicità dell’uso delle armi contro gli scafi di immigrati a confronto con le complicazioni di una via politico-sociale alla questione.
Nel 2002 provoca ancora polemiche la sua semplice proposta di castrare gli stupratori.
Il 20 luglio 2004 subentra a Bossi come ministro delle Riforme e si rende autore della semplice legge elettorale.
Due anni dopo si deve semplicemente dimettere travolto dalle polemiche: era il tempo delle proteste del mondo musulmano per le vignette satiriche pubblicate in Danimarca, e Calderoli per ribadire il diritto a esprimersi liberamente si presentò in tv con una semplice maglietta, indossata sotto la camicia, che riproduceva una semplice vignetta.

Stefano mi faceva notare che la dizione esatta del dicastero sarebbe Ministero della Grossolaneria.
E la Carfagna?
Auguri.

tranelli di sabbia

ieri ho dimenticato uno zoismo, me l’ero appuntato dietro un libro all’imbarco dieci giorni fa.

“daddy, lo sai dove andiamo?”
-“dove?”-
“in un’altra dimensione”

o ha fatto un copia e incolla da un cartone delle winx o da un dialogo di ed, edd & eddie (chi non guarda cartoon network non può capire), comunque ha fotografato la situazione e ha fsganasciare tutta la fila dell’imbarco. È vero, da quel momento entri in un’altra dimensione, è tutto diverso, è una nuova normalità.

“daddy, non si devono aprire i finestrini sull’aereo, eh”

Fa caldo, ma è il clima di forzata amichevolezza e informalità a togliermi il fiato. Dal momento in cui entri nel villaggio è tutto un “ciao, ciao”, “come va?”, un’atmosfera che se fosse replicabile là fuori non ci sarebbero tensioni, intolleranze, conflitti, tutti amici di tutti. Sarà la magia del braccialetto arancione ad allinearci come gli ospiti di un bel penitenziario. Per i primi due giorni mi nascondo costantemente dietro un libro e anche l’abbronzatura ne risente.

Il villaggio è un mondo a parte, uno stato alterato della mente in cui tutti devono divertirsi, o meglio, farsi divertire.

A quattro ore di aereo dall’Italia chiusi da tre mura e una barriera corallina per una settimana, con un rancio dimenticabile e non avendo la più pallida idea di cosa ci sia qualche chilometro più in là.

“Lo sai daddy che ho fatto un disegno di te e mummy che vi baciate?”
“Me lo fai vedere?”
“Non posso, un bimbo me l’ha strappato…”
“Perché?”
“Perché ha detto che l’amore è brutto”

Il catalogo vanta la presenza di un cuoco italiano la cui simpatia è proporzionale all’abilità nel cucinare pasta scotta con pomodoro pelato versato dalla latta.
Una sera, di fianco al tavolo delle verdure si rivolge ad una signora: “Se mi permette le consiglierei questo cestello di uova ripiene di insalata sovietica”.

Il giovedi mi sono buttato, torneo di racchettoni insieme ad una selezione degli antisportivi più competitivi di tutto l’Egitto in una gara farcita di gesti improbabili e sudorazione eccessiva. Si gioca in coppia e mi tocca uno che mi da’ una gran sicurezza coi suoi hi-five continui lungo l’intera competizione che, ovviamente, vinciamo. La sera premiazione in anfiteatro con grasse risate di Jane alle mie spalle. Tutto molto aziendale, io un po’ triste.

Le animatrici del babyclub organizzano una gara di castelli di sabbia in cui coinvolgono anche i genitori: letale. Bambini dubbiosi vengono messi in disparte dalla furia creatrice degli adulti che alla fine da’ vita a due piramidi, una sfinge, una sirena, una stella marina e una Ferrari di formula 1. “Facciam così: tu prendi il secchiellino e vai in mare a prendere l’acqua per papà” oppure, “Gaia, mi rovini la piramide, ti vuoi spostare?”. Ganzo.
Oltre a zoe, aria e il sottoscritto ci affibbiano un piccolo ingegnere edile di nove anni che ci comanda a bacchetta con fare autoritario ed erre moscia. Costruiamo il “castello della principessa sul pisello” in perfetto stile favelas, ma il tocco di colore dei fiori con cui aria ingentilisce le pareti esterne ci regala un brillante penultimo posto (in pratica il primo fra le opere dei bambini) e tanti sguardi di commiserazione.

L’acqua è il posto più sicuro dove rifugiarsi, entri e non devi salutare nessuno anche se quel pesce Napoleone pareva che volesse dirmi qualcosa, al che io mi sono girato dall’altra parte verso una murena affacciata alla tana che mi ha cagato zero.

Sto cambiando, ha ragione Jo: prima il suv, poi il villaggio, chi l’avrebbe detto? Io no, ma così potrò vantarmi di un’altra esperienza estrema.

zoismi_one week compilation

una settimana unplugged ti risveglia i sensi o semplicemente ti lascia i sensi liberi di ascoltare meglio (una settimana unplugged in un villaggio vacanze in mezzo al nulla ti lascia senza sensi, ma questo è un altro discorso su cui ritornerò presto).

Ho girato spesso con un librettino per appuntarmi alcuni dei pensieri che la zoe lasciava qua e là, dal letto alla spiaggia, dalla sveglia alla buonanotte.

alla fine della giornata: “daddy, ma ora è domani?”

“sto crescendo, daddy?”

“daddy, è vero che quelli che hanno la pelle marrone hanno il sangue marrone? Eh, l’ho visto io, sai?”

“lo sai che c’ho un cioccolatino che se lo mangi lui ti ciuccia tutto?”

durante una bizza: “voi non siete più i miei genitori preferiti!”

“io da grande voglio fare pianoforte e stretching…”

“lo sai daddy che a me mi manca nonno? Eh? Lo sai?”
-“Lo so, manca a tutti”-
“No, all’Elisa, no”
-“E chi è l’Elisa?”
“Una mia amica”

La sera al villaggio c’è la premiazione dei fantozziani tornei della giornata. Ho vinto quello di racchettoni e mi hanno dato il biglietto di una lotteria.
La zoe dopo un po’ mi chiede: “daddy, ma davvero devi lottare?”

“daddy, lo sai come la chiamo io Aria?”
-“No, come?”-
“Sorella, sorellina o amica del cuore”
“Ma allora se le vuoi bene perché vi picchiate sempre?”
“Noo, quello è per farvi uno scherzo”

all’aeroporto su un muretto c’è una mosca morta a zampe all’insù.
La guarda per un po’ e mi fa: “daddy, guarda, c’è una mosca che fa ginnastica”

E infine:
“c’era un vulcano dei desideri che bisognava tirarci dentro delle bambine, bambini, mamme, nonne, nonni e papà tutti senza ossa, senza le labbra, denti, senza niente e loro rimanevano lì per tanti giorni poi quando uscivano facevano un salto e venivano mamma e papà a prenderli per mano… ma sennò la storia vera è questa…”
-“Quale?”-
“questa che hai scritto!”

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