questioni di carattere

Posted on settembre 5, 2009 
Filed Under coseviste, sens_in_azione

quando compri un giornale lo leggi e dopo un po’ lo metti nella carta da riciclare (o se sei di destra lo metti nell’unico sacchetto di spazzatura con tutto insieme).
Verso la fine di agosto, ogni anno, esce il catalogo di Ikea, il periodico più conservato nelle case italiane, con un’aspettativa di vita media esattamente pari ad un anno, infatti non lo getti, ma glielo riporti e loro ti fanno un regalo.
Più conservatore dell’Osservatore Romano, più affidabile de La Cucina Italiana, più avvincente di Wired, ma sopratutto trasversale a ceti, epoche e ideologie. E il lettering non tradiva questo schema, con un Futura pronto a tutto, come un IVAR o un BILLY, ma sempre con una forza tranquilla, lontana da sapori di supermercato. Con quel font il catalogo parlava a me, mi apriva un orizzonte di scelte apparentemente uniche, tutte per me (e lascia stare che poi entravi in una qualunque casa e ti sorprendevi vedendo le tue stesse scelte…).

Sfogliando l’ultimo catalogo mi sa che in Svezia sta succedendo qualcosa di davvero brutto. È tutto in Verdana, il carattere più insipido, “gnucco”, senzapalle, anonimo, omologato, da contabile, della storia della grafica. E questo succede in contemporanea in tutto il mondo, boom! da oggi Verdana. Punto.
Perché? Perché? Perché? Anche la linea PS perderà la sua aurea di design esclusivo per quelle poche decine di milioni di fans nel mondo.
Niente sarà come prima, il Verdana è orrendo, ma mi consolo pensando che se l’avessero fatto tutto in Comic Sans, saremmo finiti tutti da Mondo Convenienza.

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