sovranità impopolare

Posted on giugno 22, 2009 
Filed Under vitavissuta

stamattina presto ho preso il mio certificato elettorale e sono andato a votare per il referendum, che fino alla settimana scorsa non avevo capito nemmeno cosa volesse abrogare, poi, con un piccolo sforzo ce l’ho fatta, sia a capire che a tracciare, convinto, tre x.
Arrivo davanti alla solita scuola media che è abbagliante nel suo vestito di travertino e sento troppo eco nel mio ciabattare al suo interno fino al seggio nove, rallento e dalla porta chiedo “permesso?” mentre le tre signore del seggio mi guardano come a dirmi “ma prendi per il culo?”, ma gentilmente, quasi sollevate dal poter fare qualcosa oltre all’essere coperte dai tre scatoloni quasi completamente vuoti. Mentre tiro fuori il certificato e la carta d’identità penso alla tristezza di queste qua che sono state un giorno e mezzo ad aspettare poche decine di persone, mi danno le schede e mi metto a ridere guardando la lunghezza dei quesiti, una se ne accorge e scrolla le spalle. Democrazia diretta sarebbe.
L’urna ha delle tendine di gomma beige che dona al cubicolo della democrazia l’aspetto di una cabina da peepshow ed effettivamente con quei quesiti il rito è pressoché masturbatorio, ma ho le idee chiare, barro le mie ics, le ripiego per benino, esco, riprendo i documenti e infilo le schede negli scatoloni che suonano vuoti, ma, malgrado tutto congiuri contro quest’espressione di democrazia non sono affatto triste. La cosa strana è che io al prendere una posizione e tracciarla sulla carta ci credo, ancora. La diserzione elettorale mi sa di diserzione civile, non mi piace, quando ci penso su mi figuro un monte Rushmore con le facce di Andreotti, Gelli, Berlusconi e Luciano Salce.
Mi volto verso la lavagna che recita un impietoso “16,2 %”, al volo calcolo che a Viareggio ha votato una persona su sei, esco ciabattando e guardando controluce il mondo là fuori ho voglia di un caffè al vetro al CRO.

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