un utile oggetto di riflessione
Posted on gennaio 9, 2011
Filed Under fetish, vitavissuta
La scarpiera fino a poco tempo fa era uno di quegli arnesi (non riesco proprio a chiamarlo “mobile”) che guardavo da lontano con aria superiore, un po’ come si fa con Biscardi o Gasparri, ma che per inspiegabili equilibri di coppia è entrato subdolamente nella traiettoria del nostro rapporto. Un’attenta selezione portò la specialista di casa a mettere gli occhi su un oggettino ikeano dal solito nome pieno di consonanti capace di contenere 36 scarpe e di causare una nausea perenne nel sottoscritto. Questo avveniva lo scorso anno, perché quella scarpiera non è mai stata disponibile nel negozio Ikea facendomi pensare che il buon senso avesse avuto la meglio sui freddi piani di marketing di un’azienda che ha globalizzato il gusto scandinavo e le polpette (anche il primo spesso indigeribile). Venerdi ci è arrivata una mail: quella cacata era in negozio e siccome temevamo un improvvido calo di tensione abbiamo immediatamente programmato una puntata domenicale per accaparrarci l’agognato contenitore dei contenitori delle mie appendici. Alle otto emezzo, abbattuti i sedili e fatto un pieno in un distributore che annunciava il gasolio self a 1,285 e poi te lo fa ritrovare a 1,310, siam partiti all’alba verso quel non-luogo che è IKEA, che è infilato in quel non-luogo ancor più grande che è l’Osmannoro dentro cui sta l’Aiazzone scandinavo vicino a Chiappini, Roberto Cavalli, una discarica, la triste Metro e un paio di quegli alberghi che i francesi hanno disposto nei luoghi più brutti del pianeta, ma sempre ben visibili da un’autostrada trafficata. Il vantaggio di arrivare da Ikea venti minuti prima dell’apertura è che trovi parcheggio venti metri più vicino all’ingresso e poi ti fanno aspettare l’apertura in mezzo a un mucchio di gente, ma già dentro il negozio (non so se si possa chiamare così l’esperienza Ikea), appena salite le scale, fra i sacchi gialli, le pile di cataloghi e le matitine. Dopo i divani, gli scaffali, le cucine, le sedie, i tavoli, gli armadi, ma prima dei letti, dei giochi e di un caffè schifoso c’era la scarpiera dei sogni, in tutto il suo splendente color “nero-marrone” (una tonalità camaleontica pensata da strateghi della società per soddisfare una più ampia nicchia di mercato) e nella sua ammiccante funzionalità fatta da due pacchi separati da 35 chili l’uno e da, lo scoprirò dopo, un manuale di montaggio con una quarantina di passaggi e la ventilata capacità di contenere in uno spessore ridottissimo (e spero con grandi doti di isolamento olfattivo) quel popò di volume di calzature. Dopo una missione così, arrivati a casa verso mezzogiorno la giornata per me pareva esaurita tanto che, per compatirmi, la consueta emicrania domenicale non si è fatta vedere nemmeno da lontano. Adesso è tardi, le scatole sono aperte, il manualetto è lì con accanto il sacchettino delle 53 viti e della brugola, ho messo in carica l’avvitatore e aspetto in gloria che Jane se lo monti, quell’intruso.
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One Response to “un utile oggetto di riflessione”
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Genio!!!!!