Il nuovo che avanza (e abbonda)
“Sto parlando di quei posti intimi raccolti, con la luce bassa, senza musica, dove bere in solitudine non è ancora sospetto e i baristi non si sforzano di essere simpatici o loquaci, posti che non esistono più. I pochi sopravvissuti ai rifacimenti dei proprietari, ai cambi di gestione, agli architetti di grido e agli arredatori di moda, ai dj e ai barman acrobatici, ai punti luce e ai divanetti color crema, dehor e alla musica di sottofondo sono ormai defilati, quasi imboscati e cercano di non dare troppo nell’occhio. Si nascondono nel ventre di decadenti e blasonati alberghi, prediligono quartieri fuori mano, strade anguste poco battute. Hanno paura della furia iconoclasta del nostro popolo che è sempre pronto a lasciare il vecchio per il nuovo, il bello per il brutto, purche sia nuovo, purche sia brutto. Basta entrare in un pub londinese o in un bistrot parigino, affondare nei divani rugosi, carezzare i legni consunti o ammirare gli ottoni bruniti per capire che altrove non è così, che all’estero non si ha vergogna del passato. Se gli inglesi passato lo vivono, i francesi lo rimpiangono, gli italiani lo rimuovono.
Insomma le calamità saranno anche inevitabili, ma ad aggravarle c’è sempre la mano dell’uomo. E in questo caso la mano stringe il bicchiere con aperitivo. Il vero bar si è disciolto nell’aperitivo, una specie di metafora liquida dell’evanescenza e dell’inconcludenza dei nostri tempi.”
Filippo Bologna, “Unhappy hour”, IL ottobre 2012
zoismi_crescita senza fine
in ascensore, “daddy quanto sei alto?”, “uno e ottantatre”. “Lo so, ma quello l’anno scorso, ora?”
lo stronzo del giorno_oggetti cubici non identificati, in vimini
Paolo Nori_piccole epifanie di cui accorgersi
«Mio zio Alex Vonnegut, un assicuratore che aveva studiato ad Harvard e che abitava al 5033 di North Pennsylvania Street, mi insegnò una cosa molto importante. Disse che quando le cose vanno davvero bene dovremmo fare in modo di accorgecene. Non parlava di grandi trionfi bensì di semplici epifanie: bere una limonata all’ombra in un pomeriggio afoso, sentire il profumo di una panetteria vicina, pescare e fregarsene se si pesca qualcosa o no, ascoltare qualcuno che suona bene il piano nell’appartamento accanto al nostro.
Zio Alex mi suggeriva, in tali occasioni, di dire a voce alta: “Se non è bello questo, cosa mai lo è?”».
Kurt Vonnegut, “Cronosisma”
looney rice
ristorante indiano, di fronte al pollo al curry si Aria servito con riso basmati chiedo a Zoe come ai chiama quel tipo di riso, “Ba? Ba? Bas?”
“Basbanni!”
lo stronzo del giorno_oggetto circolare non identificato
George Fornero
(Rupert Sciamenna in una delle sue migliori interpretazioni dai tempi di Parco Sempione)