Il nuovo che avanza (e abbonda)

Posted on ottobre 31, 2012 
Filed Under coseviste, sens_in_azione

“Sto parlando di quei posti intimi raccolti, con la luce bassa, senza musica, dove bere in solitudine non è ancora sospetto e i baristi non si sforzano di essere simpatici o loquaci, posti che non esistono più. I pochi sopravvissuti ai rifacimenti dei proprietari, ai cambi di gestione, agli architetti di grido e agli arredatori di moda, ai dj e ai barman acrobatici, ai punti luce e ai divanetti color crema, dehor e alla musica di sottofondo sono ormai defilati, quasi imboscati e cercano di non dare troppo nell’occhio. Si nascondono nel ventre di decadenti e blasonati alberghi, prediligono quartieri fuori mano, strade anguste poco battute. Hanno paura della furia iconoclasta del nostro popolo che è sempre pronto a lasciare il vecchio per il nuovo, il bello per il brutto, purche sia nuovo, purche sia brutto. Basta entrare in un pub londinese o in un bistrot parigino, affondare nei divani rugosi, carezzare i legni consunti o ammirare gli ottoni bruniti per capire che altrove non è così, che all’estero non si ha vergogna del passato. Se gli inglesi passato lo vivono, i francesi lo rimpiangono, gli italiani lo rimuovono.
Insomma le calamità saranno anche inevitabili, ma ad aggravarle c’è sempre la mano dell’uomo. E in questo caso la mano stringe il bicchiere con aperitivo. Il vero bar si è disciolto nell’aperitivo, una specie di metafora liquida dell’evanescenza e dell’inconcludenza dei nostri tempi.”

Filippo Bologna, “Unhappy hour”, IL ottobre 2012

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