Recinzioni_”The New World”


“La Sottile Linea Rossa e “Lo spessoratissimo New World”

Pre Scriptum: Recensione lunga, di un film che pare interminabile.

Dove “La Sottile Linea Rossa” era grazia e ferocia leggera, “The New World”,
è mastodontico sforzo e sfarzo. Dove nella “Sottile”, l’io narrante dei tanti protagonisti era sublime, nel “nuovo mondo” diventa di un tedio esasperante.
Amo “La Sottile Linea Rossa”. E’ arte assoluta. Un dvd immancabile.
Il problema è che il precedente film deve essere piaciuto molto ( troppo ) anche a Malick. Che nel suo nuovo lunghissimometraggio, parte subito col passo falso: Immagini di indigeni che fanno il bagno nudi. Scorrere di acque. Voce fuori campo che pronuncia frasi estatiche.
Direte: Ma quella è “La Sottile Linea Rossa!”
Ennò!
E’ “The New World”.
Dopo una ventina di minuti sono già a divincolarmi sulla poltroncina: “Terence… Terencino… Cazzo fai? Questa è la versione ribollita de” La Sottile”… ”
Il lentissimo film si snoda come un serpente.
Un anaconda che ti tramortisce e ti avviluppa.
La trama:
Un branco di smidollati viene mandato a civilizzare il nuovo mondo.
Fra loro c’è Colin “fico de fichis” Farrel. Sempre scazzato. Sempre maledetto. Sempre assatanato.
Mette gli occhi su una delle migliaia di figlie del capo pellerossa e se la tromba. Diventa amico degli indiani.
Si ricongiunge con la natura.
Ma l’occidente chiama: Torna allo scarcassato avamposto inglese per difendere la sua gente dagli indianacci cattivi.
Ma l’amore è forte. E glielo ristonfa nel didietro all’indianina.
Poi i destini si dividono. Colin va per mare a cercare, inutilmente, la tittina ( il passaggio per le le indie). L’inidianina resta e si dispera. Fino a quando arriva Christian “ficone in aexcelsis” Bale, e decide di innamorarsi anche lui di questa minorenne.
Il film è tutto un parlare fra se e se con la cadenza di una parolona ogni dieci minuti. Tipo: ” Lui…. è….. in me…………. I suoi occhi……… sono…… la mia…….. vita…………..la sua………..voce……. il mio……… destino…………..
Una roba che nemmeno Bettino Craxi dei bei tempi.
Direte: “Insomma ti sei tritato le palle”
Stooooooooooooooooooooopppp!
E qui viene il bello:
L’anacondone di Terence Malick a questo punto ci ha stordito. Stretti nel labirinto infinito di un film che sembra non avere vie di uscita.
Ma ragazzi…!
Ragazziiiiiiiiiiiiiiiiiiiii!!!!
Bastano gli ultimi 5 minuti di pellicola per farti venire il groppo alla gola.
Quando solo l’ultima pietra va al suo posto, il monumento è completo, ed possibile ammirarlo nella sua maestà.
Fino a pochi minuti prima ero pronto a scagliarmi contro quella che ormai avevo battezzato come una tavanata.
Ai titoli di coda, che scorrono con un sottofondo di frinire di insetti, mi ritrovo con gli occhi lucidi a dire:
“Film Enorme”. Paolino che dice: “Bellissimo!” Daniele:”E’ incredibile!”
E infatti: E’ incredibile. Come ha fatto?
Cosa ha fatto?
Non è un colpo di teatro tipo”Dogville”, dove l’iradiddio finale, ti scarica di tutta l’eucarestia patita prima.
Cosa e come succede?
Terence Malick non cambia marcia. Non sterza.
Tutt’altro.
Continua imperterrito a diritto.
Solo che ti ritrovi in porto quando tutto pare perduto. E ti rendi conto che il regista aveva programmato ogni scena con cronometrica precisione.
Le ultime immagini sono pagine magiche, che illuminano tutto il resto con la forza della Verità.
E perfino il motivo a spirale della colonna sonora, con il suo ultimo crescendo trova la sua allocazione inevitabile.
L’amore vero, quello granitico.
Impastato di raziocinio, compassione, calore materno e poetica ingenuità, sovrasta e schiaccia la passione irragionevole.
Con dignità ineluttabile.

Faticoso e splendido.

ofp

vista_”Kill Bill vol.1″

Leggetemi le labbra: F A V O L O S O!

Prendete la cassetta di Pulp Fiction e mettetela in mezzo a quella di “Totò Le Mokò” e “Vacanze di Natale”.
Perchè questa è la fine che farà il precedente capolavoro di Quentin dopo che avrete visto Kill Bill.
Indi fiondatevi al cinema a gaudere dello spettacolo pirotecnico offertoci dalla premiata ditta Tarantino.
Quando il film inizia con quella sigla ridicola da film giappo anni 60 ho avuto la tentazione di fuggire soggiogato da sittanta bellezza. Sindrome di Stendhal in piena regola.
Il film è un overdose per il nervo ottico. Quentin si diverte a dare sfoggio di tutta la sua abilità registica. E ci marcia sù a palla. Kill Bill è un esercizio di stile al pari dell’omonimo libro di Quenau.
Certo il sangue scorre più qui che alla sede prelievi dell’ Avis. Ma chi se ne frega? E’ tutto talmente esagerato e di taglio fumettistico che non ho mai provato disagio.
Ve lo dice uno che si chiude gli occhi e canticchia per non vedere e sentire le scene horror in un film de paura. E mentre l’ultima volta ero stato sgominato dalla ficaggine di George Clooney e lapidato sul posto dalle donne presenti a vedere il film dei Coen, stavolta guardate Uma con indosso i jeans e quel giubbottino di pelle marroncino, quando si reca a far fuori la prima sicaria! Voltatevi verso colei che vi ha accompagnato al cine e con fare romantico sputatele in un occhio!
La Asics conta di vendere qualche container di Tiger grazie ai piedoni della bella Uma inguainati dalle scarpe da gennastica giappine color ocra durante il duello con gli 88 folli.
Certo che peccato che per esigenze commerciali il film sia stato frazionato in due parti ( anche se trattandosi per buona parte di un trattato di anatomia è naturale che sia stato tagliato in due tronconi ).
Il seguito di Kill Bill è previsto a febbraio. Io me lo sarei sparato tutto di un fiato avec piacere.
Non mi chiedete quali sono le scene migliori.
Dal flashback manga-cartoon al combattimento con sfondo blu tipo musical.
Dal risveglio in ospedale all’ arrivo dello sceriffo sul luogo della strage. L’intero film è un delirio!
Già la prima scena con la sposa in procinto di essere giustiziata vi schioda il cervello e vi prepara a dovere per essere serviti come sushi alla cena tarantolata: ” Mi consideri un sadico per averti fatto tutto questo? Ti sbagli. Questa è la mia apoteosi masochista…”
Dice Bill alla sposa. E parte il primissimo piano del viaggio della pallottola verso la testa di Uma. E sebbene le tesi originali samurai che fondano il film siano tipicamente misogine, Kill Bill è un inno alla femminilità e al femminismo.
A proposito di samurai, il nuovo di Kitano ( anche se tutti i suoi film sembrano tratti dall’ Hagakure ) tratta questi medesimi argomenti. Così il colossal di Tom Cruise in uscita per natale. Fra un paio di mesi scommetto
che ristamperanno il Codice del Samurai come dio comanda. Non quella
robaccia che si trova ora in libreria.
Una menzione particolare è dovuta alla ricerca musicale della colonna sonora, che nella filmografia di San Quentin è maniacale come la sua passione cinefila: Ascolate il boogie-woogie paranoico di quelle tre giapponesine al locale dove si terrà il duello con Lucy Liu ( quanto m’attizza! Mortacci sua! ). Oppure il chitarrismo di “Don’t let Me Be Misunderstood” durante il duello finale, che sdrammatizza e irride una scena di una bellezza
quasi zen come il duello fra Black Mamba e O Ren Ishii. Notevole è anche l’arrivo di O Ren con i suoi sgherri al ristorante. Qui la base di RZA ( già al lavoro sul divino “Ghost Dog” di Jarmush ) è calibratissima e pompa a dovere.

” Bisogna essere pronti e risoluti a sconfiggere un nemico potente. Non c’è niente che possa impedire a un uomo dotato di questa ferma convinzione di portare a termine lo scopo che si è prefisso.
Bisogna pensare alla morte notte e giorno, e immaginarsi trafitti da spade
e avvolti dalle fiamme in ogni istante. Scagliandosi verso la morte digrignando i denti si diventa capaci di qualsiasi impresa.”

Questa è per te, Mili.

ofp

ps. Nel pezzo cartonato, notate il killer in abito bianco e spada che uccide i genitori della piccola O Ren. Fate caso all’anello. Eh Si! E’ quella merdaccia di Bill!

Vista. “Prima ti sposo, poi ti rovino”(Intolerable Cruelty)

il film

Da “Fargo” a “Burton Fink”, da “L’uomo che non c’era” al “Grande Lebowsky”, passando per “Fratello dove sei?” e “Mister Hoola Hop”.
Questi sono i film dei fratelli Coen che ho visto, chiaramente non in ordine cronologico nè di gusto. E non uno che mi abbia deluso.
Arriviamo al cinema belli baldanzosi certi di farci le solite grasse risate. E infatti ce le facciamo, e alla grande. Il film è uno spasso. Il bello dei Coen, come ho detto, è che non deludono mai. E questo è a mio parere addirittura uno dei loro migliori film.
George Clooney ( esagerato ) è un avvocato matrimonialista specializzato in
divorzi milionari.
La Zeta Jones un pezzo di gnocca avida in cerca di ricconi da spolpare. La
miriade di battute di cui è intriso il film, rende veramente difficoltoso il ricordarsene. Eccezion fatta per Jò Fischietto. Quando Clooney lo contatta per commissionargli un lavoretto credevo di pisciarmi addosso. Vedere per credere. Non vi spiego di più. Il film dura un oretta e mezzo, senza un attimo di pausa.
So che tutti siete ( siamo ) in fregola per Kill Bill, ma francamente non avevo tanta voglia di vedere teste mozzate a go-go.
Mi dicono sia un capolavoro. Io intanto vi suggerisco di non perdervi questo gioiellino. Di Tarantino ne parlerò magari la next week.
Unica nota dolente di “Prima ti sposo, poi ti rovino” è proprio il titolo.
Ma io mi chiedo come si possa intitolare un film dei Coen in questa maniera? Il titolo originale è infatti “Intolerable Cruelty”, ed è chiaramente molto più pertinente al film. Forse ( forse una sega ), è stato chiamato in questa maniera mielosa ( un film più acido del fiele ), per catturare le femmine in tiro che invariabilmente farciranno di sospiri la platea ad ogni parola del Giorgino. Che è onestamente fichissimo, ma per fortuna anche
bravo e simpatico da morire. A proposito: Notate le facce delle donne quando si riaccendono le luci in sala.
Vi guardano con l’aria di pensare “E questi purtroppo sono gli uomini veri…” Vi verrà voglia di mettervi un cappuccio in capo.
Woody Allen docet : ” In vita mia ho un solo rimpianto. Avrei voluto essere
qualcun’altro.”

ofp 

Disco_”Never, Never, Land” Unkle

eccoli qua

Dunque dunque… Vi dico subito che qui siamo di fronte a un disco bellissimo, e che purtroppo è probabile venga saccheggiato dalla pubblicità. Quindi voi fatevi servire in anticipo.
Ma… Come definire ‘sta roba? James Lavelle e Robert File ( gli “Zio” per l’appunto ) sono due produttori, e soprattutto prima che musicisti, due grandi manipolatori di suoni. Ma definirlo un disco di musica elettronica è assurdo. Basta dire che fra gli innumerevoli collaboratori c’è Josh Homme dei Queens of the Stone Age.
L’ultimo dello “Zio” ( invidio gli inglesi solo perchè a loro il nome Unkle suona proprio così ) è un disco di atmosfere rarefatte, di sporadici ma intensi episodi dance, di ballate solari e soprattutto tanta, tanta ipnosi. Vengono subito in mente i Massive Attack ( 3D canta in “Invasion”).
Il family feeling è ricollegabile a una canzone come “The Test” dei Chemical Bros, più a una cosa che dico alla fine.
E’ veramente difficile stabilire una canzone più bella delle altre: dalla notturna “What are You to Me?” che parte alla Under the Milky Way dei Church e progredisce alla Cornelius, a ” Eye for an Eye” con quei chitarroni acustici ( una costante di tutto il disco ) e quell’ orchestra ( courtesy of Gavin Wright ),
da ” I need something stronger ” dove Brian Eno ( avete capito bien ) si fa
carico di 5 min. quasi ambient che dici “ora parte, ora parte” e invece tutto resta teso ma calmo, alla aggressiva “Panic Attack” o alla sontuosa ” Reign”.
Mentre scrivo lo sto ascoltando in cuffia, e mi rendo conto che non c’è un solo pezzo deludente. Indi per cui frugatevi e andate a comprarlo.
Non fosse altro che è sicuramente il disco più a la page del momento.
I suoni sono modernissimi. Chitarre suonate sulla spiaggia, bassoni, sinth amosferici ed elettrodrumming che esaltano chi ha un impianto stereo pro, le dù casse da un paro de milioni.
Se volete far colpo sulla fichetta fresca, con questo disco il risultato è già in cassaforte. Se poi casualmente siete belli o avete con voi anche una boccia di cloroformio ci sta anche di trombare.
Certo, cazzaccio, che pezzo, “Safe in Mind”!!! ( “Qualcuno ha trovato il modo di irrompere nella mia mente” canta Josh Homme ), cupo e psico a bestia!
Sentite quando dopo circa 3 min. ripartono le chitarre e i sinths … Pejote di primissima categoria! UaaaahHHHHHHHHHH!!!!!!!
Ah! Giusto! La cosa che dovevo dire alla fine: Ascoltate ” Glow ” e soprattutto ” Inside ” e ditemi se questo disco non è la versione 2003 dei Pink Floyd…!!!
Unico rammarico: Un disco così doveva uscire a Maggio, e allora sai la goduria di sentire certi pezzi di notte?
In autunno i passaggi in minore di cui è pervaso Never, Never, Land rischiano di far strage di playboy malinconici più dell’influenza. Mhhh… Le infinite ultime occasioni che ognuno di noi ha perso…

Oleg Foppa Pedretti

Automobili_Lancia Fulvia 2004


Ma l’avete vista? L’avete vista??? Un piccolo capolavoro. Ma chi cazzo è il nuovo designer in Lancia?
Dopo il primo tentativo della Thesis, gli devono aver tirato un schiaffo alla Bud Spencer sulla nuca, lui ha visto la luce e adesso è capace di disegnare solo cose spettacolari. Già la Ypsilon è notevole, ma guardate sul sito Infomotori gli altri progetti in ponte. C’è un modello che addirittura si rifà alle forme della Zagato. Secondo me dovrebbe essere venduta con un abbonamento omaggio a Lando o a Corna Vissute. Comunque la Fulvia viene presentata come concept a Francoforte, dove i i tedeschi stampiglieranno l’impronta del naso sui finestrini.
La speranza di tutti noi affetti da fichite cronica è che presto venga commercializzata.
Io mi sono già messo in lista. Mia moglie avanza dei dubbi sulla capacità di trasporto. Come è dolce e ingenua: ancora non sa che sto per chiedere il divorzio e lasciare lei e mia figlia a loro stesse. Mentre io sarò finalmente
libero di andare in malora dietro a donne che a prescindere dalla macchina da urlo, continueranno a non cacarmi.

Oleg Foppa Pedretti

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