da ale, a proposito di vita e morte

Aleluna mi ha passato un articolo di Michele Serra e mi scrive: “Belle le idee, bello il concetto, bella la forma, bella la sintassi, bella la semplicità. Devastante il messaggio (in cui concordo)”

da L’Amaca di Michele Serra -Repubblica 5/2/2009

Dalla vicenda di Eluana Englaro, insieme a tanti altri pensieri gravi, emerge un paradosso che vi sottopongo così come l’ ho percepito: il terrore della morte traspare da atti e parole di alcuni credenti assai più che da atti e parole di spiriti laici come il signor Englaro. Per definire “vita” lo stato di conclamata inesistenza in cui è sprofondata Eluana, bisogna infatti avere della morte un terrore talmente ottenebrante da farle considerare preferibile qualunque condizione, anche la più umiliante, la meno libera e dignitosa. Poiché la morte, per un credente, dovrebbe essere solo un transito verso altre e meno effimere destinazioni, stupisce che la si neghi con tanta virulenza quanta ne basta per volere condannare Eluana alla sua non vita. Viceversa, sono i non credenti che dovrebbero avere, della morte, una visione esiziale e irrimediabile, e odiarla al punto da affezionarsi a ogni possibile simulacro della vita, anche al meno credibile, anche al meno “vivo”. Ma ciò non accade. E l’ accettazione della morte, che è il più difficile dei pensieri, si manifesta meglio, in questa vicenda, nel campo cosiddetto laico, nella pietosa e interminabile veglia di un padre che parla a nome di una sola persona (sua figlia) e non ha al fianco le moltitudini che confidano, beate loro, nell’ aldilà.

il mattino ha l’oro in bocca

giornata pietosa, grigia e fredda,
in chat con Pierpaolo abbiamo visto la luce:

non siamo un paese di merda,
siamo un paese di merdosi.

“Quito e´molto piú pulita ed ordinata di milano… cazzo”

per favore, qualcuno tiri fuori una registrazione, una qualunque, del Berlusconi, anche una alla Carfagna, a Beckham o a Dio.

erbaccia_il mondo a marcia indietro

come la borsa l’erbaccia ha poche aspirazioni al decollo e a ottobre allunga i tentacoli in orizzontale inchinandosi davanti al fotografo che presto la dovrà estirpare come il nano ha fatto (in maniera più semplice) con un opposizione senza nerbo. Proprio stamani sentivo paventare aiuti di stato all’industria dell’automobile, ma è questa l’economia da far ripartire o sarebbe meglio rottamarla una volta per tutte? Un’industria dell’auto che ha puntato tutto sulla massimizzazione dei profitti, della velocità, del lusso e non ha investito in tecnologie alternative merita davvero di essere alimentata dal denaro pubblico? Il motore a combustione interna sta all’evoluzione del trasporto come Fini al ghetto di Roma (cacch… c’era ieri…).

il vero significato degli avvisi sugli aerei

Debbie mi ha passato questo video con l’interpretazione letterale di tutta l’iconografia delle schede di emergenza degli aeroplani (di cui faccio collezione: se fate un viaggio in aereo per favore prendetemene una copia). Fate prima la pipì.

electric Babel

La sera torniamo e vedo quattro prese della casa occupate da altrettanti trasformatori come rampicanti che escono dal muro.

Solo quando mi sposto mi accorgo quanta tecnologia stia dietro quest’era caratterizzata da un ossessiva volontà di costante reperibilità, video sharing e social networking, ma ancor più quale massa di devices ne supporti la vita: i due cellulari coi loro caricabatterie, le macchine fotografiche coi loro caricabatterie, il computer col suo alimentatore, il card reader usb per le schede della macchina fotografica, l’iPod col suo cavetto usb e le cuffie, la telecamera col suo caricabatterie, il gioco elettronico delle figlie col suo caricabatterie e, a corredo di tutta questa centrale elettrica, un chilometro di cavi.

Ah, siccome sono in Inghilterra per far funzionare tutto ‘sto ambardan servono anche gli adattatori per la presa elettrica.
Qualche chilo di roba per spostare due elettroni.

UPDATE: grazie al cielo (anzi all’aria) nel 2050 non ci saranno più questi problemi (cfr.)

cutting the grass as a form of art

avanti e indietro
sulla tela verde
di fronte alla Tate Modern
anche il giardiniere
realizza un’opera d’arte

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