cose sparse

gr2, la mattina
il corrispondente dalla Santa Sede (splendida mescolanza di sacro e burocratico)
si chiama Cristiani

radio3, poco dopo
trasmissione su auto ed energie alternative
con uno che si chiama Inglesi ed il direttore di Quattroruote, Tedeschini

domenica scorsa, editoriale di Gianni Mura
che apre con “Amputato alzatevi” un pezzo su Pistorius,
il velocista che corre con le protesi

sciagurati, niente resterà impunito

leggendo un articolo di presentazione della nuova BMWX6 su lastampa.it mi si è riproposto l’eterno dilemma del “ci sono o ci fanno”?

“La Bmw X6 offre su quattro posti un ambiente spazioso, contraddistinto da un lusso progressista.”

“Il risultato sono un’altissima precisione nelle curve percorse dinamicamente e una stabilità ottimale anche a condizioni critiche del fondo stradale.”

Ora esco e provo a percorrere un paio di curve staticamente.

La rottamazione del senso

Settemmezza, giornaleradio.
A Milano introdotto il pedaggio antismog (una tassa per i veicoli inquinanti, come se ce ne fossero in giro di non inquinanti…), il problema del traffico, dei parcheggi, dell’inquinamento.
Finisce il servizio e il conduttore prosegue:

Buone notizie per l’economia italiana, nel mese di dicembre le immatricolazioni di auto sono aumentate del 7,7% grazie al bonus statale per le rottamzioni. Questo dato ci colloca al secondo posto in Europa per numero di immatricolazioni…

Mi gira la testa…cazzo, sono in piedi da dieci minuti, ancora digiuno, fa un freddo bestia e mi prendete per il culo?
‘Sta storia delle rottamazioni per togliere dalla circolazione le automobili costruite con tecnologie vecchie e perciò più inquinanti è una presa in giro fatta per alimentare quella che per molti sembra ancora essere l’unica risorsa del paese, ovvero la Fiat. Spingere la gente a disfarsi della vecchia automobile è ottima cosa, ma solo se contestualmente la si mette in grado di non aver/sentir bisogno di una nuova che va a moltiplicare gli effetti devastanti raccontati nella prima notizia.

prove di sopravvivenza

A me a Natale mi tocca sempre lavorare, anche più del normale, quindi anche per questo non è una festa.
Gli altri motivi sono legati ai doveri del periodo: devi fare regali intelligenti, devi ricevere regali inutili (l’anno scorso m’è arrivata una ventiquattrore di fintapelle da rappresentante di spazzole), devi fare regali a gente che ti sta sulle palle (“perché lui ce lo fa sempre…”), devi fare auguri, devi farli e riceverli in ogni posto in cui entri (“Arrivederci… e auguri…”), devi sorbirti musiche del cazzo passeggiando al mercato o in passeggiata, devi passeggiare in mezzo alla folla ovunque tu vada, devi sorbirti programmi orrendamente uguali all’anno scorso in televisione, devi vedere quella merda di pubblicità della Cocacola (“…cantate tutti insieme a noi, in magica armonia…”), devi pupparti i bilanci dell’anno su giornali, radio e tv, devi mangiare di più, devi essere buono, insomma una tortura.
Io, per fortuna c’ho da fare, così mi passa prima.

il senso perduto delle parole

Nel suo personalissimo vocabolario a “libertà” ha aggiunto “popolo”. Con un triplo salto mortale in avanti si tuffa da una strategia individualistica (la tutela del proprio orticello) fine anni ’90 all’attuale riaffermazione del bene collettivo.

In mezzo, parole parole parole, esternate, strombazzate, ripetute, negate e storpiate.
Fra le tante, libertà e popolo sono quelle che Berlusconi è riuscito a svuotare di senso, mosce e inerti come un pollo disossato. Ha sistematizzato la negazione del vero, non solo la sua opinabilità, ma la sua esistenza. Più che la sua visione politica mi fa schifo la sua maniera di affermarla.

non c’è mai stato un ‘editto bulgaro’ né ho detto che questi signori non dovevano fare tv”

“Partito del Popolo”

“Romolo e Remolo”

Un genio.
Dire una cosa per poi negare di averla detta è da ipocriti, farlo davanti a delle telecamere è da quarta dimensione.

[avevo giurato a me stesso di non parlarne più, aspettando stoicamente qualche evento, tipo una incurabile afonia, ma non ce l’ho fatta…]

da ofp_Dignità nel fare schifo_Hagakure Personale


Setsuko Ayamato era un samurai caduto in disgrazia dopo la sconfitta patita durante l’assedio del castello di Kyoto.
Nel corso di una una cerimonia del tè, udiì il maestro Kaede usare con Setsuko le seguenti parole :
“Fare schifo è già qualcosa, in un mondo in cui la compiutezza è una virtù sempre più rara. Un mondo in cui il dar seguito alle proprie promesse è ritenuto il ridicolo retaggio di alcuni stupidi moralisti”.

Dopo quel giorno non mi sono più curato della mia condizione di odioso derelitto.
E anzi, accetto come un dono degli dei gli improperi che mi vengono rivolti.

OFP

recinzioni_il Briganti, Firenze

quando esci con giulia e max spesso ti ritrovi a fare scouting per location, che in un italiano più masticabile vorrebbe dire che ti portano sempre in posti sorprendenti in cui come minimo gireresti un film o ambienteresti delle foto, altro che mangiare. Alla fine poi scopri che quei posti lì ti riempivano gli occhi e soddisfacevano anche il palato.
Avevo una fame bestiale, l’altra sera a Firenze, e mi sono ritrovato nei primi anni ’70. C’era tutto, il colore generale giallo nicotina pallido, il soffitto a due e quaranta, i neon, il pavimento che non so come si chiama, ma è quello con le pietre sezionate e affogate nel cemento, i tavoli e le sedie impagliati da tinello, gli infissi in anodizzato nella tonalità oro anodizzato, l’acustica rimbombante, la vetrina dei dolci, le fotocopie sbiadite incorniciate, i baffi e i gilet di lana.

Consulto il menu stampato ad un colore e che, nelle bevande, fa una distinzione fra “vini” e “vini speciali” e leggo tra le proposte spaghetti al pomodoro, aglio olio e peperoncino, stracciatella, uovo al tegamino, pollo fritto. Mi consigliano gli spaghetti al pomodoro, la loro specialità.
I più buoni che abbia mai assaggiato, conditi con una salsa, tutta a crudo tipo quella della bruschetta: pomodori sbucciati e tagliati a pezzetti lasciati marinare in un trito di aglio e basilico, poi saltato un paio di minuti in padella con abbondante parmigiano e peperoncino. Servito fumante, ho già indossato il tovagliolo calzato a collo alto in modalità salvaschizzo con nodo posteriore, forchetta già impugnata a martello, papille gustative a regime, stomaco urlante, salivazione a torrente.

Prontivia, in qualche boccata dalla frenesia iniziale i sapori si mescolano in bocca in un trionfo di semplicità che attimo dopo attimo mi regala l’estasi, sìssì proprio quella. Non ho mai mangiato una pastasciutta al pomodoro così buona, la migliore pastasciutta al pomodoro che abbia mai mangiato, a malincuore migliore della pomarola di due generazioni di mamme e nonne by casaboldi.
Il seguito è solo un postcoitum da cui riemergo grazie ad un vassoio di verdure fritte croccantissime su cui svettavano i fiori di zucca e le patate tagliate a mano, una forma estinta nei nostri piatti soppiantata da parallelepipedi giallini di una regolarità nauseante.
Da bere vino rosso e acqua minerale, ma insieme, altro sapore d’epoca.

Caffè, conto, usciamo da questa macchina del tempo con i sensi satolli, monto in macchina e torno a casa nella notte con delle istantanee di “Amici miei” e canticchiando “Whole lotta love”.

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