naso libero_deretano fratturato
È inverno e il naso tappato fa parte del repertorio di scocciature che me lo fa detestare. La pediatra, per stasare le giovani narici tracimanti delle mie due bambine, mi consiglia l’acquisto di un prodotto che si chiama “Libenar” e consiste in un flaconcino di 5 ml di soluzione fisiologica (ovvero acqua purificata e sale, acqua di mare, né più né meno).
In farmacia ne acquisto una confezione da 24 flaconcini (“è più conveniente”-mi dice l’incamiciato dottore) e mi costa 8,50 euro (16500 lire).
Due conti:
ogni flaconcino da 5 ml costa 0,354 euro (685 lire), quindi questa acqua di mare lavata viene 70,8 euro al litro (137.080 lire).
Considerando anche che se vi fanno una flebo vi sparano in vena un fiasco di soluzione fisiologica mi sento un fesso.
recinzioni_o così o nulla
Mi invitano ad un pranzo di lavoro (ma perchè qualcuno la chiama “colazione”?, se sento odore di caffellatte dopo le 9,30 vomito). Io non mangio pesce e non so perchè già il marchio del ristorante mi fa sentire a disagio: due pesci sovapposti, uno intero, dell’altro solo la lisca.
Entriamo e capisco tutto: odore di pesce e avventori con facce da pesci lessi. Ci sediamo e dopo una buona mezzoretta ecco che abbocca il cameriere, un ominide pelato con un espressione da seppia stampata in faccia. Enuncia i piatti con una velocità ed un volume da rapper bianco cicaghese: siamo in alto mare. Arriva il momento della verità , gli dico che non mangio pesce: la seppia si trasforma in pesce palla gonfio con occhi da boccalone e tradendo lo sconcerto mi mormora “prosciutto”. E sia prosciutto, purchè il maiale abbocchi alla svelta. Macchè, un’altra mezzora per averne tre fette che faccio fuori con terragna famelicità , ma anche con francescana sopportazione. Al tavolo i miei commensali divorano con piacere una sequenza senza fine di antipasti.
Altra mezzora di attesa e lanciamo di nuovo un’esca per attirare quello sparnocchio del cameriere che va ad enunciare i primi: stessa pantomima degli antipasti e scelta forzata di “uno spaghettino al pomodoro fresco”. Al tavolo dietro di noi viene individuato un osso di bistecca spolpato: se lo devono essere portato da casa.
Altra mezzora, sono quasi le tre, e arriva lo spaghettino. Si sa le ricette più semplici sono le più difficili, ma come cazzo fai con del pomodoro, dell’olio e dell’aglio a tirare fuori un retrogusto di paranza? Non indago, deglutisco pensando che un po’ di fosforo non può che farmi benone e mi viene in mente che gli elettrodi alle palle o una cella a Guantanamo non sono poi così male.
Ordiniamo i caffè, che mi aspettavo fatti con acqua salata e mentre ce ne andiamo mi sento come la ragazza che si fa una nuotata all’inizio de “Lo squalo”, così esco per primo e trovo anche il tempo di prendere il secchio della vernice e il pennello per fare un altro crocione su un altro ristorante viareggino.
Per eleganza non cito il nome del ristorante che è “Giorgio”.
delirio A1_da greal [giovedi29gennaio]
ecco qualche pillola di delirio di ieri sera. niente informazioni.niente aiuto. niente di niente. solo un gran bel bianco che ci abbracciava silenziosamente come di solito la neve fa. dalla gioia alla disperazione. questa l’esperienza del manto bianco. in 7 ore capisci tante cose. pensi. ti pensi. ti ascolti. e la solitudine concentra la sua forza nella tua mente. ti distilla lentamente. e tu ti lasci andare con la rassegnazione del silenzio. del ormai non si può fare altro. gioia.tristezza.malinconia. noia.nostalgia. e poi paura. tutto in sette interminabili ore di delirio e pace.
greal
pillole di saggezza
come nelle carte, se hai una buona mano non ti serve una donna