aria condizionata

le belle notizie condizionano in positivo al punto tale che anche l’aria sembra più respirabile.

non tutte le suocere vengono per nuocere

arrivo al comune a venti a mezzogiorno insieme alle mie tre damigelle e due nintendi
mi accorgo che dentro al vestito nuovo non ci hanno messo gli spiccioli e la Fabiana mi da’ un euro per il parcheggio
il parcheggio del comune è triste finché non vedi il comune
il comune di Viareggio ha un negozio di scarpe di fronte e assomiglia ad una scatola da scarpe
di lato al comune c’è Rizzieri e un barbiere che c’ha un cartello dell’orario che dice “il giorno apro pressappogo alle tre e mezzo”: il comune vive di luce riflessa
il comune di Viareggio è mezzo coperto di travertino che è una pietra che in architettura si usa per intristire la gente
la scritta “comune di viareggio” è tutta in lettere maiuscole, tipo Arial bold
davanti all’entrata del comune di Viareggio alle 11,46 di sabato 8 maggio 2010 c’erano tante bandiere rosse e dal parcheggio ho cominciato a pensare che mi faceva piacere ‘sta cosa, poi mi sono avvicinato e ho visto che c’era anche la falce e il martello di Rifondazione e non volevano che si vendesse il carnevale
nel mentre è arrivato Roberto e mi son chiesto se anche a lui gli aveva lo stesso effetto questa cosa del comunismo visto da lontano
davanti all’entrata poi c’erano due cecchini sorridenti, gli officini fotografici, che sparavano raffiche di scatti neanche imbracciassero degli Uzi
sopra il comune di Viareggio a dieci a mezzogiorno c’era un cielo grigino cemento
è arrivata la Jane e col sorriso ha levato il grigio, in un raggio di una decina di metri
anche la cravatta rosa di Jo ha ridato parecchia luce alla scena

davanti al comune sabato c’avevo più amici che su facebook
davanti al comune s’è cominciato a ridere
mentre si rideva io mi stavo scordando perché ero lì
il capannello aumentava di superficie, s’è sentito urlare dalla terrazza del primo piano e s’è visto Fabio che diceva che si poteva cominciare
ho notato che Fabio era sull’asse di simmetria della facciata, perfetto
poi ha fatto una posa che sembrava il nanomalefico™, ma per ridere, che a lui le giacche gli stanno parecchio meglio che a silvio
c’erano tutti i miei parenti
tutti i miei parenti starebbero comodi in duecavalli
quelli della Jane han bisogno di una multipla
ho abbracciato Jacopo che entro giugno mi supera di un paio di centimetri di sicuro (budiùlo)
c’erano tre nikon e una lumix
Alino le sue scarpe lucide lussuriose e una bella montatura d’occhiali che riprende le angolazioni secche della sua mandibola
il comune di sabato sembra meno sudicio
in comune il sabato non ci sono assessori
fuori della sala di rappresentanza del comune c’erano tabti A4 rosa coi nomi degli sposi tipo quelli che fino ad oggi avevo visto sugli alberi della via di Montramito
nella sala, in cima, dietro al tavolo della celebrazione c’era un cartonato in scala 1/1 di me e Jane vestiti da sposa, coi rayban e lei con un manganello in mano
quella sagoma ha segnato tutti i minuti seguenti
Fabio c’aveva la fascia da sindaco e la faccia da emozionato
Jo c’aveva la cravatta rosa e sul costume da matrimonio
ci siam seduti tutti e quattro su questo palco, alla Miles Davis, con le spalle al pubblico
la cerimonia la fai tutta dando le spalle agli amici, come in chiesa e allora che senso ha?
io ho detto di sì/yes e così lei
ci siam baciati con le pupe che ci guardavano sorridenti e ci siam fatti l’occhiolino con la zoe
mi ricordo il non rumore degli scatti delle macchine digitali
nella foto di gruppo Jo m’ha messo una mano sulla spalla
c’erano dei palloncini bianchi col filo rosa tenuti da mele verdi, mi ricordo bene il filo rosa
non ho fatto foto
nelle foto son venuto come quando senti la tua voce registrata
quando mi son girato ho visto la Ale con la Carlina che diceva qualcosa sul vitellone di suo figlio e ho pensato che non tutte le suocere vengono per nuocere
ho visto la mia, di suocere
non m’han tirato il riso e così non mi son nemmeno dovuto scuotere
la zoe aveva un sacchetto di petali che bastavano per due tiri, da vicino
fuori dal comune quando siamo usciti c’era il tipo che sta sempre sull’angolo fra corso Garibaldi e via Sant’Andrea che palleggiava col suo pallone, era bravo e grassoccio come Maradona adesso
a me fa piacere che la gente abbia sorriso e ancor più piacere che abbia riso. Parecchio.

sabato 8 maggio 2010

damigelle (photo officine)

four sweeties by Aleluna


con un governo così ci credo che il tempo è di merda

sogni nel carretto

ero a prendere un caffé – ma perché poi si dice “prendere” un caffè? meglio “bere”, “gustare”, “assaporare” – e dietro di me vedo un tipo che infila monete a raffica in un videopoker e dico “infila” perché anche il verbo giocare sarebbe sbagliato in questo caso, perché il gioco prevede il divertimento e allora mi domando se esistano dipendenze divertenti, perché per dire gioco devo dire anche divertimento, ma sulla faccia del tipo che infila le monetine nella fessura del giochino non vedo divertimento, ma solo assenza di emozione, anche quando il brusio profumato del bar viene rotto dallo scroscio delle monetine che si addensano nella vaschetta che ha di fronte alle gambe dello sgabello. Lo sgabello mi dice che è uno stanziale e non sarà certo quella pioggerella metallica a farlo staccare dalla routine infila moneta > pigia tasti colorati > guarda schermo > infila moneta e via in loop e infatti non si stacca e ricomincia ad infilarle nella fessura, una ogni dieci secondi, se non rivince con quelle secondo me dura dagli otto ai dieci minuti e dopo che farà? Ricambierà dei soldi? Il barista gli consiglierà di smettere? Se uscirà dal bar sarà contento o incazzato? In questo marasma mentale che a ripensarci mi spaventa anche un po’ mi riaffiora alla mente una cosa che ho letto la settimana scorsa di un pensatore anarchico gallese, tale Llawgoch (anche se per me è una supercazzola dell’autore perché non ne trovo traccia sul web…), che mi sono andato a ricercare e che ricopio: “Per comprendere un’epoca bisogna interpretare i suoi sogni. Un popolo felice spera di migliorare la propria condizione, un popolo infelice vuole cancellarla”.  Penso a queste cose nei dieci passi che faccio per prendere in mano il giornale e sulla prima pagina sotto a un titolo che dice che il piccolo capo del governo attacca Saviano perché fa una cattiva pubblicità all’Italia in fondo c’è una pubblicità, questa a pagamento, del Superenalotto che dice così: “Vorrei vincere io per non avere più sogni nel cassetto. Saranno i cassetti a sognare me”. Cazzo, a farmi invidiare dai cassetti proprio non ci avevo mai pensato, ma fra le righe intuisco l’ammiccamento che il copywriter mi ha riservato con questo sottile gioco di parole e il turbamento di queste due ferali affermazioni sfuma nella ricerca del senso profondo delle parole della pubblicità e mi vedo con gli occhi del barista paralizzato per qualche secondo a fissare il quadrifoglino del logo del Superenalotto che sotto ha però la scrittina “Gioca il giusto” che dovrebbe sancire il limite invalicabile fra il Paradiso della ricchezza e l’Inferno della dipendenza dalla grattata della pellicola argentata, la stessa raffinata ipocrisia del “Bevi responsabilmente”, “Fumare invecchia la pelle”, “Non ti fare le seghe che diventi cieco”.
Poso il giornale senza nemmeno aprire la pagina della cronaca locale, pago il caffè e con la coda dell’occhio vedo il giallino del pacchetto di Camel posato sul videopoker nero.

Giuro che se vinco tanti soldi affitto un Airbus e porto tutti a giocare a beachvolley in Australia per tre settimane.

catarsi addosso


chi rompe e non ha testa abbia gambe ché i cocci sono suoi

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